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KUBE

Valentina Carraro - fondatrice di The Italian Reve


Raccontaci un po' di te!

Mi chiamo Valentina Carraro, sono nata a Vicenza, ho 29 anni, ho vissuto e lavorato a Londra e poi a New York ed ora il mio ufficio e casa sono a Milano.

Ho fondato The Italian Rêve a metà del 2016, per creare un nuovo magazine online e progetto editoriale che potesse dare voce a contenuti di qualità, per dare sfogo alla creatività mia e del mio team e uno spazio per dare voce a persone dal mondo della moda, del beauty e del cinema.

Che studi hai frequentato?

Ho frequentato l’Università di Lingue e Letterature Straniere (Udine) con indirizzo Relazioni Pubbliche, ma il corso implicava anche una buona dose di studi in organizzazione degli eventi, che era la parte che più mi entusiasmava. Durante il mio secondo anno di università, ho deciso di andare a fare un’esperienza di tre mesi a New York, per imparare bene la lingua, vivere in casa di newyorkesi e lavorare ogni mattina sulle mie capacità linguistiche con persone che venivano da tutto il mondo.

Ci tengo a dire che quei tre mesi a New York mi hanno insegnato di più rispetto a tutta la mia formazione universitaria: ho imparato ad essere più responsabile, affrontare barriere, difficoltà dell’ultimo minuto e soprattutto mi hanno insegnato cosa voleva dire essere dall’altra parte del

mondo da sola ma con tanta forza perché sapevo che, anche quello, era un passo verso il mio

sogno.

Come ti è venuta l’idea di The Italian Rêve?

Finita l’Università non sapevo consa fare: un Master? Una Magistrale? Un corso di specializzazione?

Mi ricordo vivamente mio papà che mi guarda e mi dice: “Perché non torni a New York?”. Ho deciso quindi, un’altra volta, di fare una pazzia, questa volta una vera: andare a New York con pochi contatti in tasca (forse due) e dopo un mese, ho iniziato la mia esperienza da America24, che è la sede statunitense de “Il Sole 24 Ore”. Lì ho incontrato delle persone che mi hanno insegnato tanto: la dedizione, il fatto che gli orari non esistono, la passione per il proprio lavoro e poi, mi sono innamorata sempre di più di questa città incredibile che è New York, dove ogni angolo era un’ispirazione.

In questa mia esperienza di lavoro a New York ho anche incontrato Clio Zamatteo (Cliomakeup) con la quale ho deciso di continuare il mio percorso lavorativo. Con lei e il suo team ho davvero imparato cosa vuol dire organizzarsi ed avere delle responsabilità. È stata un’esperienza che mi ha formata e mi ha fatto capire ciò che volevo fare davvero nella vita.

Io volevo The Italian Rêve: un progetto editoriale creativo dove potermi esprimere e di farlo con Johnny Carrano che è l’Art Director del magazine. Totale libertà di sbagliare, di fallire, di riprovare. Ma le scelte erano mie, erano nostre, e volevo sempre più esprimermi nelle mie passioni: il beauty, il cinema e la moda, e di farlo sotto un punto di vista diverso, con la mente di persone che non devono obbedire a dettami di altre 50 sopra di loro, di scegliere chi far parlare di sé e dei propri progetti tramite The Italian Rêve.

Il beauty poi, con il cinema, è la mia più grande passione e volevo creare un qualcosa di diverso, parlare con persone vere, sapere la loro skincare routine, i loro prodotti makeup preferiti. Ma su questo ci stiamo lavorando ancora molto, non è semplice riuscire a trovare Verità. A tutto questo si aggiungono gli editoriali, ovvero dove possiamo esprimerci con la più forte libertà.

La tua famiglia ti ha sempre supportato in questo tuo progetto?

La mia famiglia è stata la base di tutto. Non avrei mai potuto fare quello che faccio senza di loro, e non solo da un ovvio punto di vista economico (anche se nel primo anno cercavo di mantenere The Italian Rêve lavorando come copywriter per Armani e il gruppo Max Mara), ma soprattutto dal punto di vista psicologico. Loro credevano in me, e questo mi ha dato tanta forza. Non era un “credere in me” senza responsabilità: sapevo che c’era una scadenza e sapevo che dovevo portare dei risultati. Ma loro sono stati la scintilla di tutto. Tutto questo anche se non hanno mai capito veramente il mio lavoro (e giuro di averlo spiegato almeno mille volte).

Come riesci a gestire le persone negative?

Nella strada si incontrano molte persone negative, ce ne saranno sempre. Ed è impossibile pensare che il loro atteggiamento o le loro parole non ci colpiscano. Ma la cosa importante è pensare a ciò che si sta facendo, perché lo si fa e che si ama farlo. E con questo si va avanti.

A volte la persona più negativa di tutte è sé stessi: questa è la persona negativa con la quale si deve combattere di più ed è una battaglia da vincere ogni giorno quando stai cercando di creare qualcosa per te ed il tuo team.

Pensi che la società si stia finalmente evolvendo danno spazio a più donne nel business?

Per me è assolutamente così. Più che la società vedo donne che ce la fanno perché sono determinate, trovano il modo di farcela e di dare spazio alla loro voce: basti pensare ad Emily Weiss con Glossier che per anni non riusciva a trovare un investitore che le desse fiducia per poi diventare uno dei brand più forti di questa generazione. Ma ci sarebbero milioni di altri esempi. In generale penso che le cose stiano cambiando e che la cosa più importante sia l’uguaglianza e mai il prevaricare di un genere sull’altro.

Parlaci di The Italian Rêve, raccontaci la filosofia dietro a questo magazine fresco e innovativo.

La filosofia è quella di parlare sole di cose che amiamo, da noi non troverete mai critiche negative: se una cosa non ci piace, non ne parliamo. La filosofia è anche quella di far parlare persone che non siano per forza delle “star”, a noi piacciono le “rising star” coloro che sono giovani (e non), che hanno molto da dire e con le quali ci possono essere delle vere connessioni.

La mia filosofia è quella di creare dei contenuti creativi nei quali ci si possa immedesimare, per il beauty cerchiamo spesso di collaborare con modelle che non siano l’ideale della perfezione alla quale siamo abituati, ma di far capire che quelle imperfezioni sono stupende.

E, nonostante il nostro magazine sia bilingue (dal primo giorno) e siamo letti sia negli Stati Uniti che in Inghilterra, il mio obbiettivo sarebbe di portare un po’ di questa filosofia in Italia.

Come pensi di poter ispirare questa nuova generazione di donne a perseguire i propri sogni?

Non so se posso essere d’ispirazione a qualcuno, ma di certo non credo nelle frasi semplici: “basta sognarlo e puoi farlo”, “se lo vuoi, lo avrai”. No, credo di più nel farsi il culo.

Indosso sempre un anello del brand Mara is Mara con incisa la scritta “Ce n’è ancora, di strada”. Quando l’ho visto mi ha fulminata. Spero quindi di essere d’ispirazione nel senso che anche se non si viene da una situazione già “agevolata”, se si continua per quella strada e non ci si stanca al pensiero di doverne fare ancora, allora si è nella via giusta.

Descrivi la tua routine mattutina.

Essenziale per me la mattina: la mia skincare routine (ben 7 passaggi ma sono abbastanza veloci e li intervallo con la colazione).

Non posso svegliarmi e non fare la colazione.Poi per me è importante avere una lista ben definita delle cose da fare nella giornata e delle

priorità.

Come riesci ad essere ogni giorno motivata e produttiva?

Sembra sciocco, ma riesco ad esserlo semplicemente perché amo quello che faccio. Mi succede a volte (molto poco) di staccarmi dalla routine per un giorno e mezzo e quando guardo il mio computer e penso a tutte le cose da fare, mi si riempie il cuore di gioia, perché amo quello che faccio e penso di dover fare ancora tantissimo per arrivare dove voglio, e non vedo l’ora di farlo.

Ma, in generale, un buon modo per rimanere motivate è pensare a quanto si è fatto e sacrificato prima e quanto c’è ancora da fare per arrivare dove si vuole. Per rimanere produttiva invece, quelle liste mi salvano.

E poi, è importantissimo prendersi del tempo per sé stessi, per coccolarsi un po’: se non ci si dà delle pause la produttività si trasforma in

errori e ci si demoralizza sempre di più.

Tre donne che ti ispirano e perché:

Lucia Pica, Creative Director di Chanel Beauty. Una donna italiana self-made, che sapeva cosa voleva ed è andata dritta a prenderselo. Lei è una voce diversa in mezzo al coro, lei è freschezza e unicità e tutto questo lo ha portato in un universo che a volte sa essere molto statico: quello della bellezza.

Un’altra donna che ammiro è Poppy Jamie, co-fondatrice del brand di borse Pop&Suki e del programma “Happy not Perfect” (che è anche un’App). Poppy vende moda, fa contenuti super originali ma non ha nemmeno paura di dire al mondo: “ehi, forse non stiamo poi così bene come vogliamo far credere! Qualcuno soffre di ansia? Qualcuno avrebbe bisogno di andare in terapia? Facciamoci aiutare, rompiamo i taboo”. Più o meno questa è la sua filosofia e io la ammiro tantissimo. Credo sia incredibile quanto gli argomenti che riguardano la salute mentale siano ancora, nel 2019, dei taboo.

Ultima ma non per importanza (sicuramente sembra scontato ma lo è non per me), la terza donna che ispira la mia vita di tutti i giorni è mia mamma. Una donna coraggiosa che mi ha dimostrato che la forza di volontà è tutto nella vita. Se poi le si abbina una dose di fortuna, ancora meglio.


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