Avevo scelto me e l’amor proprio

L’ho conosciuto poco più di due anni fa. Devo essere sincera: non mi sono creata alcuna aspettativa sull’incontro che prima o poi sarebbe avvenuto. Considerando che quando l’ho fatto in precedenza, mi sono sempre ritrovata in una situazione spiacevole per me, per la mia persona. Quindi… questa volta, avevo la sensazione di avere tutto il potere nelle mie mani. Dovevo proteggermi da un eventuale dolore. Conoscere qualcuno era un po’ come una sfida e non era diverso nemmeno in quel momento. Volevo ricordare al mondo maschile che ero io a portare i pantaloni. Sono già stata male e non avrei più permesso a nessun altro uomo di provocarmi un malessere tale da dimenticare me stessa. Dovevo dimostrare che il coltello dalla parte del manico ce l’avevo io. Dimostrarlo a chi? Non lo sapevo nemmeno io con precisione, ma avvertivo il bisogno di farlo. Punto e basta. Quella volta non era andata così. Prima del primo incontro ci scambiavamo dei messaggi sui social e all’inizio non me lo filavo nemmeno tanto. Avevo pensato che si trattasse di uno come tanti altri, ossia che volesse portarmi a letto e poi fare il trucco di magia del teletrasporto: ognuno a casa propria come se si assistesse alla disgregazione di due mondi. Completamente paralleli. Eppure, spinta dalla curiosità, nonostante la consapevolezza di quella possibilità, mi ero messa in gioco. Mi piaceva l’attenzione da parte degli uomini e loro mi definivano come “femme fatale”. Il punto che quasi nessuno considera è che anche la migliore delle “femme fatale” può innamorarsi e quando questo succede, dona tutta se stessa.
Per me questo accadeva per la seconda volta. La differenza è che non ero più una ragazzina con un amore in testa idealizzato, grazie agli scrittori che avevo studiato. Ora sapevo esattamente cosa desideravo e cosa invece mi provocava del ripudio. Sapevo anche di essermi perdutamente innamorata nello stesso momento, in cui lui le è apparso sulla mia traiettoria visiva. Avevo sentito non soltanto un’attrazione fisica, ma anche un altro tipo di attrazione. Stavo bene. Mi sentivo completa.
Il mio approccio iniziale solitamente era quello da stronza, da “menosa”, da fin troppo sicura di sé. Eppure ero una che faceva togliere il fiato proprio per quel mio atteggiamento fastidioso. Risultavo essere un esemplare interessante da “studiare”. Non me la sento di essere biasimata. E’ stato sempre un mio modo di proteggermi e non l’avrei di certo cambiato. Per farlo dovevo prima capire se potevo abbassare la guardia. Secondo me, il concetto del “prendi una donna e trattala male…” è maschilista ed assolutamente irrispettoso nei confronti del genere femminile. E’ un mito che non esiste più. Nessuno merita di soffrire, tantomeno le donne che nell’arco di migliaia di anni hanno già sprecato abbastanza lacrime per i loro dolori. Le donne sono persone. Hanno sentimenti e possiedono una ragione. Io non ho mai visto un sesso definito debole dall’ignoranza ed ipocrisia.
Da quella sera eravamo diventati quasi inseparabili. Stavo vivendo un amore folle. Era ardente. Non mi sentivo così da moltissimo tempo. Mi sembrava di essere felice e in automatico questa felicità veniva trasmessa agli altri. Era quasi una favola. Sembrava che quando camminavo, tutto iniziasse a fiorire. Mi sentivo amata. Siamo perfino andati a vivere insieme. Quando lui mi aveva proposto di andare a vivere a casa sua per condividere la propria vita giorno dopo giorno, ero la persona più felice di questo mondo. Avvertivo il suo sostegno nel mio percorso di guarigione del mio malessere. Già dall’inizio avevo avuto un input in più per iniziare a prendermi cura di me stessa, fino a quando la mia vulnerabilità veniva sempre più attaccata. Dovevo proteggermi di nuovo. Non ero più disposta a sentirmi dire che ero pazza, che il mio cervello era spezzato e che dovevo far pace con esso. Queste affermazioni da parte sua corrispondevano in tutto e per tutto a ciò, che pensava nel senso più negativo mai immaginato.
Quindi, era arrivato un momento, in cui mi stavo rendendo conto che anche le migliori favole hanno una fine. Avevo deciso di scegliere me: l’amor proprio. La persona che avevo avuto di fronte a me per tutto quel tempo, si era mostrato ai miei occhi come un “personaggio” che non mi sarei mai aspettata. Ero letteralmente sconvolta, persino mentre stavo facendo i bagagli. Lui non aveva pronunciato nemmeno una parola per tentare di fermarmi. Si era messo a pulire la casa, cercando di denigrarmi ancora di più. Probabilmente per lui non avevo poi così tanta importanza. Probabilmente era facile lasciarmi andare. Probabilmente… non mi amava così tanto. Si era rivelato per un sessista e una di quelle persone che purtroppo reputa che la donna, oltre che lavorare, debba stirare, lavare, pulire e cucinare. Ma in che mondo viviamo? Si pretende di dividere il conto in un ristorante, ma quando si tratta delle faccende domestiche è la donna a dover svolgere il tutto solo perché è una donna? Trovo che sia assurdo e vergognoso il solo pensiero che una donna sia ancora disposta a subire delle umiliazioni, non sentirsi apprezzata e magari addirittura maltrattata. Oggi le donne sono indipendenti. Oggi le donne si amano più che mai. Sanno quanto valgono. Sanno cosa vogliono. Sanno di meritare.