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L'ultimo saluto di Jean Paul Gaultier alla moda

Si è appena conclusa a Parigi l'haute couture week, la settimana in cui in passerella sfilano le maison storiche francesi con il loro abiti più preziosi. 


Ma quest’anno, nonostante le bellissime sfilate di Dior, Chanel e Valentino, tutti i riflettori sono stati puntati su un unico designer, Jean Paul Gaultier.


L’aveva annunciato con un post all’inizio della fashion week, “questa sarà la mia ultima sfilata”. Il designer francese, dopo 50 anni di carriera nel mondo della moda, decide di lasciar spazio ai giovani emergenti, e dedicarsi ad altri progetti. 


E così con un velo di melanconia, mercoledì scorso si è tenuta al Theatre du Châtelet di Parigi l’ultima sfilata. Una grande festa durata circa un’ora, uno show epico, pieno di colpi di scena, così come colui che l’ha pensata. 


Una passerella che ha ripercorso tutta la carriera del fashion designer, con 250 abiti che uno dopo l’altro, hanno raccontato il genio creativo di Gaultier con i suoi modelli più iconici

Reggiseni a punta, come quello disegnato per Madonna nel 1990, righe da marinaretto, mantelli da torero e bustini striminziti, il tutto indossato dalle personalità più vicine ed importanti per Jean Paul, come le sorelle Hadid, Amanda Lear, Dita von Teese, Beatrice Dalle, Irina Shayk, Coco Rocha, Rossy de Palma e Fanny Ardant, ma anche un'ironica bambola gonfiabile. 



Una  passerella eclettica, dove uomini e donne di tutte le età, fisicità e generi hanno sfilato con energia ed inclusività, senza freni né censure, al solo scopo di raccontare i 50 anni del grande maestro, e la sua moda espressione di libertà e divertimento.



In passerella, anche una bara, dove all’interno troviamo un pezzo iconico della sua carriera: una bambolina dalla gonna a ruota ampia e dalle maniche a sbuffo, bianca, candida. Ed è probabilmente così che vuole essere ricordato Jean Paul Gaultier nella moda, imperatore di un regno che non morirà mai. 



«Ho avuto voglia di essere fedele ai temi che mi hanno sempre ossessionato: il jeans, il corsetto, le righe marinare, l’androgino. Sono andato ancora oltre, estrapolando e divertendo più che mai. È una celebrazione di ieri, di oggi e di domani. Penso che la moda debba cambiare. Ci sono troppi abiti e troppi abiti che non servono a nulla. Non gettateli, riciclateli. Un bell’abito è quello che vive.»

Queste sono state le parole del designer per chiudere la sua sfilata, delle parole d’addio, ma anche di vitalità. 

Alla fine della sfilata sale a sorpresa sul palco Boy George, pronto ad intrattenere il pubblico con una performance canora frizzante e coinvolgente. Ed così che tra musica, danze e applausi arriva la star della serata Jan Paul Gaultier, pronto all’ultimo saluto, in un turbinio di festa ed ecletticità, di passione e libertà, metafora della sua vita e della sua moda. 

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