Paris Is Burning: tra lusso e discriminazione culturale
This is a film that is important for anyone to see, whether they're gay or not. It's about how we're all influenced by the media; how we strive to meet the demands of the media by trying to look like Vogue models or by owning a big car. And it's about survival. It's about people who have a lot of prejudices against them and who have learned to survive with wit, dignity and energy.
Paris Is Burning è un documentario americano del 1990 diretto da Jennie Livingston
Filmato negli ultimi anni del 1980, si pone l’obiettivo di narrare la cultura underground dei balli newyorkesi e le comunità afro-americane, latine, gay e transessuali. Il film descrive la fine degli anni d’oro dei Balls. Lo scopo è sicuramente quello di esplorare le questioni del genere, sessualità e classe: è una realtà estremamente difficile fatta di povertà, discriminazione, violenza e talvolta prostituzione.
Mio papà mi diceva sempre: tu hai tre svantaggi. Ogni maschio nero ne ha due perché è nero ed è maschio, ma tu sei nero, maschio e gay, ti faranno vedere i sorci verdi.
Nel 2016 il film è stato selezionato dalla Library of Congress come uno dei documentari più significativi a livello sociale, storico, culturale ed estetico.
Jennie Livingston ha studiato fotografia e pittura a Yale, dopo essersi trasferita a New York ha intrapreso gli studi di cinema
Mentre stava fotografando i quartieri di Washington Square Park per un progetto universitario ha conosciuto due uomini, rimasta ammaliata di fronte ai loro movimenti inusuali e allo slang particolare che utilizzavano, chiese loro cosa stessero facendo e loro risposero: Voguing!
È andata al primo Ball al Gay Community Center nella tredicesima strada dove ha incontrato Venus Xtravaganza, dopodiché ha passato diverso tempo con Will Ninja approfondendo gli aspetti di queste comunità come la cultura dei balli, il voguing e le case di appartenenza. Inoltre ha studiato la storia e la cultura afro-americana, la cultura queer le cosiddette sottoculture.
Ha iniziato a intervistare molte persone che partecipavano ai balli come Venus e Danni Xtravaganza, Junior Labeija, Octavia St. Laurent e tanti altri.
Le riprese più importanti e significative sono quelle del Paris Is Burning Ball del 1986
Livingston ha collaborato a stretto contatto con John Oppenheim per montare il primo trailer riuscendo a ottenere dei finanziamenti dal National Endowment for the Arts, New York State Council on the Arts, fondazione Paul Robenson e Jerome Foundation.
Madison Davis Lacy, capo della stazione TV WNYC stanziò 125 mila dollari con lo scopo di finanziare produzione e post produzione del documentario, tuttavia Livingston necessitava di altri fondi per editare il film, questi vennero forniti in un secondo momento da Nigel Finch produttore esecutivo dello show Arena della BBC-2.
I costi erano molto elevati in quanto il film venne girato interamente in 16mm, l’unico medium utilizzato dai registi per girare i documentari. Ci sono voluti sette anni per completarlo e le riprese totali ammontavano a 75 ore.
I Balli e il sogno americano bianco raccontato dai suoi partecipanti
È un mondo fantastico, entri e ti senti bene, non è come nella vita reale, che però dovrebbe essere così.
I balli ti illudono di essere una superstar, assomigliano un po’ agli Oscar, si prova la stessa sensazione di sfilare per un marchio importante o di ritirare un premio prestigioso. Quando ne vinci uno diventi una leggenda: tutti vogliono conoscerti e parlare con te.
In Dynasty ci sono bianchi agiati con abiti lussuosi e case da 42 stanze, i bambini giocano nel giardino privato sul retro o in piscina, trasudano ricchezza da tutti i pori. I balli ti offrono la possibilità di sentirti alle stelle anche se non possiedi nulla e non mangi. C’è chi viene ai balli affamato e dorme per strada, eppure in quei momenti ci si crogiola nell’illusione di essere benestanti e ben vestiti con abiti chic e lussuosi (nella maggior parte dei casi rubati).
A nessuno interessa che tu sia povero e senzatetto, puoi essere quello che vuoi: una signora impellicciata e agghindata, un ricco dirigente d’azienda con la 24ore in pelle marrone e una studentessa di Harvard con la divisa. Lo scopo del pubblico inoltre è quello di alimentare l’illusione, molti pronunciano frasi di incoraggiamento. Così quella fantasticheria si avvicina tremendamente alla realtà diventando quasi tangibile.
Nella vita reale non diventi dirigente se non hai un’istruzione adeguata e opportunità, se non sei un dirigente il motivo è la tua posizione sociale. I neri faticano ad inserirsi dappertutto e i pochi che ci riescono sono eterosessuali.
Pertanto, vestirsi con un completo da lavoro non è imitazione o parodia, è una vera e propria sfida che ha lo scopo di dimostrare il proprio valore: quella del dirigente d’azienda è una posizione che posso tranquillamente ricoprire e che mi calza a pennello. Essere autentici in questo caso è un requisito fondamentale, bisogna assomigliare il più possibile a quello che la società ritiene normale, per cui l’obiettivo principale è quello di comportarsi come la controparte eterosessuale creando una illusione pressoché perfetta.
È l’ambizione di tutti: vivere e assomigliare al modo in cui un bianco viene raffigurato in America. Se assomigli ai bianchi eterosessuali, ti vesti e parli come loro sei una meraviglia.
La figura della madre: Angie Xtravaganza e Pepper Labeija
Decine di ragazzi gay e transessuali non sono accettati dalle loro famiglie, spesso lasciano la propria casa oppure vengono abbandonati. Pepper Labeija racconta di sentirsi come una vera e propria madre intenta a riempire quel vuoto affettivo sperimentato dai giovani quando vengono denigrati e rifiutati da chi li ha messi al mondo. Angie Xtravaganza è stata nominata madre dell’anno per le cure avute nei confronti dei ragazzi della sua Casa che ha nutrito e cresciuto come fossero figli suoi.
Angie mi fa sempre un regalo per il mio compleanno, la mia vera madre non lo fa. Angie mi ha accolto finché non ho trovato un lavoro e mi ha nutrito quando non avevo soldi: non la cambierei con nessuna madre.
I balli non sono competizioni, ma guerre: le emozioni sono fortissime, si può arrivare persino all’odio tra due individui
Il Voguing è come prendere dei coltelli sotto forma di danza. Invece di battersi per strada, le persone delle varie Case si affrontano sulla pista da ballo.
Si può scegliere la pantomima del Vogue: a volte trasformo la mia mano in un contenitore della cipria e mi imbelletto la faccia a ritmo di musica, poi giro la cipria e la punto verso l’altra persona e faccio finta di truccarla perché ha un disperato bisogno di una rinfrescata.
Il nome deriva dalla rivista Vogue perché alcuni movimenti della danza sono identici alle pose della rivista. Si ispira ai geroglifici e riprende alcune forme di ginnastica: puntano entrambi alla perfezione e alla pulizia delle linee corporee.
Il ballo è un vero e proprio antidoto per uscire momentaneamente dai soprusi, dalla discriminazione e dalla propria condizione di reietti della società: è un sogno, di breve durata, eppure intenso. Ti da la forza di agghindarti e sfilare con tutto l’orgoglio possibile, non importa che tu sia disperato, senza soldi e talvolta nel giro della prostituzione.
Il documentario ha ricevuto dei fondi dal National Endowment of the Art che negli anni Ottanta è stato al centro di svariate polemiche promosse dal presidente Reagan
Sono stati diversi gli artisti accusati di oscenità, pornografia e blasfemia. I conservatori hanno criticato la legislazione riguardante i fondi federali istituiti per promuovere l’arte e gli artisti, il presidente Ronald Reagan ha proposto di tagliare tutti i fondi governativi per le arti con lo scopo di proteggere, a suo avviso, i cristiani, le famiglie e i bambini.
Nel 1989 durante il Congresso, è stata proposta una serie di atti legislativi mirata alla riorganizzazione dei fondi federali per le arti con un esplicito divieto circa il finanziamento di progetti che promuovevano, disseminavano o producevano materiali considerati osceni.
La mostra dedicata a Mapplethorpe e alle sue fotografie che esploravano l’erotismo omosessuale e la nudità maschile programmata alla Corcoran Gallery nell’estate del 1989 venne cancellata per paura di eventuali ripercussioni e responsi negativi. La direttrice del museo, per rimanere nelle grazie del Congresso, ha spiegato la decisione di cancellare la mostra appellandosi al fatto che la galleria fosse sempre stata neutrale rispetto agli accadimenti politici. Le sue giustificazioni hanno lasciato la comunità lesbica e gay esterrefatta.
I conservatori hanno accusato anche Andres Serrano e in particolare la fotografia Piss Christ che rappresenta un crocifisso immerso nell’urina dell’artista. Il reverendo Donald Wildmon ha convinto i membri della sua associazione fondamentalista American Family Association a mandare delle lettere di protesta ai rappresentanti conservatori del Congresso per esprimere il loro dissenso causato dalla scelta della NEA di finanziare un artista come Serrano. Ciononostante, l’associazione federale ha difeso la sua missione di promozione artistica ricordando a tutti che era proibito interferire con le scelte artistiche dei beneficiari del finanziamento.
Un’altra opera al centro del mirino è stata quella di Judy Chicago The Dinner Party
Il 18 luglio del 1990 il Washington Times ha riportato un articolo circa l’oscenità dei piatti a forma di organi genitali. I membri repubblicani del Congresso hanno rimproverato duramente l’università UDC per la scelta di esibire delle “sculture sessuali” mettendo in discussione la sanità mentale del consiglio universitario.
Il 26 luglio dello stesso anno, le controversie sono finite in diretta nazionale quando la Camera dei rappresentanti ha aperto un dibattito sul budget istituito dall’università per il Dinner Party. Alcuni conservatori non sono riusciti a trattenere lo sdegno.
Questo è un incubo. Non è arte, è pornografia in 3D.
È un documentario attuale e di una schiettezza incredibile
Vi consiglio di vederlo su Netflix. Interamente girato in 16 mm - unico medium disponibile per filmare i documentari negli anni Ottanta - vi catapulterà all’interno di una realtà estremamente ardua tanto da farvi accapponare la pelle: vi sentirete storditi dalla facilità con la quale i personaggi della narrazione parleranno prima di abiti lussuosi e ricchezza e poi di discriminazione, abusi, abbandono e prostituzione. L’unico motivo per vivere era il Ball, uno scorcio confortevole in una vita di sconforto e desolazione causata primariamente dalla società patriarcale occidentale eterosessuale.
